L’iter di costituzione del parco locale di interesse sovracomunale della Cavallera nasce alla fine degli anni 90 su iniziativa dei comuni di Arcore, Concorezzo, Monza, Villasanta e Vimercate.
- Il lungo percorso, quasi ventennale, è giunto positivamente al termine nella primavera del 2009, con il riconoscimento ufficiale da parte della Provincia di Milano.
- La volontà di istituzione del Parco si poneva l’obbiettivo di ”salvaguardare” un territorio caratterizzato da una spiccata vocazione agricola per la presenza di numerosi nuclei rurali omogeneamente distribuiti, costituiti da cascine di antica origine, quale ad esempio la cascina Cavallera, simbolo posto al centro del territorio.
- Gli edifici rurali costituiscono tuttora i principali elementi di connotazione del paesaggio agrario, formando una sorta di dorsale centrale di riferimento del Parco. Fra questi complessi, oltre alle cascine Foppa (Vimercate), Cassinetta (Concorezzo) e Meda (Concorezzo), emerge in particolare la cascina Cavallera (Vimercate), che ha dato il nome al Parco.
- La fascia collinare verso nord-ovest costituisce, infine, la sede storica delle grandi ville nobiliari sei-settecentesche, quali villa Gallarati-Scotti a Oreno e le ville Borromeo, Ravizza e Cazzola ad Arcore.
- Il processo di sviluppo dell’area, acceleratosi fortemente a partire dagli anni ’60, è avvenuto sulla base di modalità insediative che non hanno compromesso in modo significativo il territorio compreso tra le fasce di naturalità lungo il Lambro e il Molgora, tutelate dai parchi omonimi, nel quale la presenza di spazi agricoli appare ancora rilevante e che assiste al progressivo formarsi della nuova conurbazione Agrate-Vimercate, che rischia di chiudere i rapporti con l’area del Molgora.
- In tale ambito il sistema agricolo, in cui prevalgono, oltre alle superfici a seminativo e a prato, gli impianti florovivaistici e le colture orticole, appare ancora riconoscibile e apprezzabile, rivestendo notevole importanza in quanto elemento di interfaccia e di relazione tra i diversi sistemi insediativi e, almeno in prospettiva, per la possibilità di istituire un rapporto privilegiato tra i margini dei tessuti urbani e lo spazio aperto.
- Sotto il profilo paesistico-ambientale, queste sono aree di estrema potenzialità proprio in ordine al loro ruolo di assorbimento degli impatti da parte del sistema insediativo e in relazione alla loro funzione di riequilibrio ecologico, riqualificazione del paesaggio e promozione di un “presidio ecologico” del territorio.
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